Fisioterapista e osteopata
“Quando incontro un paziente per la prima volta ascolto tutto quello che ha bisogno di comunicare. Le domande che pongo servono per farmi un quadro generale del suo problema. Fin qui niente di strano: ogni professionista sanitario lo fa. Quello che ci differenzia come osteopati è il dialogo che si instaura con il corpo dei nostri pazienti. E allora il non detto in fase di anamnesi, perché dimenticato o non ritenuto importante, il corpo ce lo rileva immediatamente: un vecchio infortunio, un intervento chirurgico, un trauma emotivo ma anche alterazioni biochimiche o metaboliche.Tutto allora comincia a diventare più chiaro: il perché di quel dolore, di quella postura, di quel gonfiore in una zona dell’addome, di quella rigidità a livello craniale e così via. Come un puzzle tutti i pezzi trovano il loro posto, si rida movimento e vita alla struttura (ossa, muscolo, organo, fascia) che per qualsiasi motivo si era fermata. E la persona che uscirà dal nostro studio si sentirà subito diversa da quella che è entrata. Ecco ciò che mi fa amare questo lavoro: la fiducia che i pazienti hanno nell’affidarmi il loro corpo, il dialogo con i loro tessuti per cercare la causa dei loro sintomi, l’opportunità di vederli guarire perché finalmente qualcuno li ha accolti nella loro globalità.Che ci sia uno sportivo oppure una persona anziana davanti a me l’obiettivo è sempre quello di vederli modificati a fine trattamento: il viso più disteso per il dolore meno acuto, una postura più funzionale, un carico meglio distribuito sugli arti inferiori, il respiro più profondo e così via. Tutto deve farmi capire che sono riuscita a modificare un sistema che si era inceppato e che aveva bisogno di aiuto. Questa è la sfida che devo vincere in ogni trattamento.”